Durante questa quarantena è cambiato profondamente il nostro rapporto con l’alcol. In effetti è molto diverso anche il nostro rapporto con un sacco di cose e persone, ma questo è un discorso più ampio.
Intanto, abbiamo capito che di alcol ne esistono di due specie: quello da divertimento e quello da pulizie. Quello da pulizie è sempre esistito, ce lo ricordiamo in mano a nostra nonna ma personalmente non gli avevamo mai prestato troppa attenzione. E non perché non fossimo attente all’igiene.
Una rosea bottiglia di alcol piena a metà soggiornava indisturbata da anni nei più lontani anfratti dell’armadietto dei detersivi senza che nessuno sentisse il bisogno di utilizzarla. Per le pulizie quotidiane e periodiche le preferivamo prodotti sempre più nuovi, sempre più anti-risciacquo, anti-alone, anti-calcare, anti-grasso. Prodotti ecocompatibili, al profumo di Marsiglia, al profumo di fiori e anche senza profumo. Quando finivano se ne compravano di nuovi e la cicciottella bottiglia di plastica se ne stava lì, ben chiusa, senza evaporare. In attesa di venire notata, di rendersi utile.
Nel frattempo ci dedicavamo all’ altro tipo di alcol: quello da aperitivo, da degustazione, quello da gita nelle Langhe a visitar cantine.
Molta socialità, grandi soddisfazioni e un po’ di vanità nel citare le etichette e le vendemmie “giuste” e gli aperitivi “sbagliati”. Per non parlare della ricerca della location dove consumarlo nella cornice più adatta, l’alcol da divertimento: dal baruccio carino al dehor sulla storica piazza.
Poi è arrivata la quarantena.
Non abbiamo rinunciato al piacere di un buon bicchiere, ma abbiamo iniziato a rivalutarne l’aspetto consolatorio rispetto a quello sociale ormai precluso, anche se bere da soli è triste (e fa male) e allora i vermuth e gli spritz via Zoom e videochat si moltiplicano, tanto che chi era abituata a un paio di aperitivi la settimana, oggi è salita a 7/7 con prevedibili conseguenze sul fisico. Tra l’abuso di prosecco e l’aumento del giro vita la relazione è ormai certa, ricordàtelo quando inizierà la fase due.
Adesso la vera dipendenza è quella dall’ “altro” alcol e, terminato in un paio di giorni quel mezzo litro che avevamo in casa, ci aggiriamo tra gli scaffali dei supermercati alla ricerca delle introvabili bottiglie, con le cassiere che non osano confessare che sì, qualche bottiglia è arrivata ma sono andate tutte prima delle nove e chissà quando le riconsegnano..
I detersivi fighetti si sentono ormai un ripiego ora che uno straccetto imbevuto del prezioso elemento ci accompagna nelle nostre peregrinazioni tra una camera e l’altra emanando quel profumo che sa di lotta al virus casa per casa, mobiletto dopo mobiletto, una piastrella dopo l’altra.
I parametri sono saltati: l’altro giorno al supermercato ho visto una signora che, non riuscendo a trovare l’alcol etilico denaturato a 90 gradi da pulizia, delusa si è dovuta accontentare, di una bottiglia di Barolo
Se non ci fermano il prossimo passo sarà indossarne due gocce prima di andare a letto, come faceva Marylin con Chanel N.5
(10.continua)